SEMBRA  IERI

Sole alto e caldo  afoso   quando  incerti ed ansiosi                        
valicammo quel portone(*). Che tristezza, che magone!        
Si lasciavan con dolore la famiglia e il primo amore.    
 Con il cuore che correva la tua mente si chiedeva:
Che accadrà da oggi in poi quando solo, ognun di noi        
 affrontar dovrà a sue spese le fatiche ed altre imprese?        
 Dal mattino successivo cominciarono i tormenti. 
 Marce, corse, capriole, piedi rotti, anfibi stretti,
di piantone, di picchetto, di consegna giorni sette            
 per un cubo non perfetto. Ma col tempo che passava    
 qualche cosa in noi mutava. Non più imberbi damerini
 ma soldati arditi e fieri: eravamo bersaglieri!
Imparammo amor di patria, il rispetto, l’obbedienza,
 la fiducia, l’amicizia e il suo valore
e un gran senso dell’onore.                          
L’entusiasmo di allora non ci ha più abbandonato
e  quei bei sentimenti sono ancora in noi presenti.
Non ti chiedere il perché. La risposta è dentro te:
sei rimasto bersagliere tale e quale come ieri.
Son passati tanti anni ma il tuo cuore ha ancor vent’anni.     

Luigi  Abbro

(*) il portone della caserma (nello specifico la caserma “Amico” di Caserta. Era luglio 1967)

Il mio primo Raduno

Piangevo…..avevo paura.
Correvano…..camminavano forte.
Con il viso nascosto tra la gonna della mamma.
Ma chi sono? Mi batteva forte il cuore.
Perchè quei cappellacci neri con le piume?
Lei batteva le mani “Evviva, Evviva, Bravi”
Ma chi sono?… Perché urli così?
Estrasse dalla borsetta un fazzoletto a colori e sventolandolo cantava.
Ho paura mamma, tenendomi stretto.
Cantavano, suonavano forte con quei cosi.
Camminavano e correvano, ma che fanno?
Tu mi dici sempre di non correre.
Mi prese in braccio….sussurrava quanto sono belli.
Con gli occhi arrossati estrasse una foto che baciò tante volte e disse:
“Anche tuo papà era un bersagliere”
Mi stringeva forte, mi fai male mamma.
Presi la foto, la guardai e la baciai anch’io.
Ciao papà mio….ti voglio tanto bene.
Anch’io voglio diventare un bersagliere.
“Andiamo a casa” disse lei. “No! Restiamo”.

IL BERSAGLIERE


Bersagliere son stato a vent’anni
Bel ricordo di mia gioventù,
Bei ricordi d’allora…disinganni
Ma i vent’anni non tornano più.
Nella corsa d’allora la vita
Sorrideva a noi giovani in armi,
La fatica allor c’era gradita
Di quei tempi ancor voglio gloriarmi.
Ti ricordi la corsa d’allora
Il piumetto a garrire nel vento
Quando il bacio alla guancia ognora,
Ti dicea…bersaglier sei portento.
Bersagliere che in armi sei stato
Di tua Patria gran protettore,
Ricorda il cappello piumato
Che in testa portiam con onore.
Bersagliere son stato e lo sono
S’anco il tempo scalfir può il ricordo,
Sul cappello ho le piume che dono…
Son i vent’anni che più io non scordo!