LA STELE DEI BERSAGLIERI PRESSO LA FOIBA DI BASOVIZZA

Finalmente, dopo un lungo percorso che ha dovuto tener conto dei tempi tecnici per le varie autorizzazioni e le ripetute restrizioni per la pandemia che ancora incombe,  domenica 19 giugno, nell’immediatezza anche del  186° anniversario di fondazione del corpo dei bersaglieri, siamo riusciti a portare a termine la nostra iniziativa, con una sobria ma significativa cerimonia, che ha consacrato la Stele di memoria posta  quale nostro perenne omaggio a  tutte le vittime delle foibe che i Bersaglieri del Friuli Venezia Giulia hanno inteso  fare in nome e per conto di tutti i Bersaglieri d’Italia.

Ce l’abbiamo fatta e con orgoglio, con questo gesto. siamo riusciti a ricordare anche i nostri bersaglieri infoibati e porre la nostra firma nel grande libro della storia, su questa pagina di memoria, unica al mondo, che si legge solo presso l’Area Monumentale Nazionale della Foiba di Basovizza.

Alla cerimonia sono intervenute numerose autorità, ospiti, amici di varie Associazioni d’Arma e non, una moltitudine della famiglia dei bersaglieri con rappresentanze del Veneto con Medagliere Regionale e per citarne alcuni: il Prefetto ed il Sindaco di Trieste, il Presidente del Consiglio Regionale del FVG con l’Assessore all’ambiente, l’Assessore all’Urbanistica di Pordenone, il C.te la Brigata Ariete, il C.te l’11° Bers., il Pres. ANB Interregionale Nord e tante altre autorità tra cui le importanti presenze dell’Arcivescovo di Trieste che ha officiato la benedizione e consacrazione della Stele e della Fanfara e Picchetto dell’11° Bersaglieri che hanno reso gli onori per tutta la cerimonia.

La cerimonia ha avuto inizio presso il Monumento Nazionale con gli onori ai caduti e la lettura della “Invocazione per le vittime delle Foibe” composta da Mons. Antonio Santin, Vescovo di Trieste nel1959.

Successivamente ha avuto luogo la cerimonia dello scoprimento della Stele a cura della Signora Angela Donatone, nostra socia, autrice della dedica riportata sulla targa e madrina per la circostanza.

Quindi la solenne benedizione da parte dell’Arcivescovo a cui hanno fatto seguito brevi ma significativi interventi da parte del Prefetto, del Sindaco che ha anche promesso di corredare l’opera con la scultura di un cappello da bersagliere, il Presidente del Consiglio Regionale del FVG, il Presidente ANB Nord Rocco Paltrinieri che ha evidenziato i contenuti storici del luogo e il Presidente Regionale ANB del FVG, Giuseppe Iacca che ha ringraziato tutti per la sentita partecipazione esprimendo particolare gratitudine per i più stretti collaboratori: Ettore Esposito, Ruggero Poli e figlia Ing,Alessia, Antonio Miele, Alessandro de Benedittis e Giorgio Borean, 

Gratitudine anche per il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e l’azienda “Cave Romane” per averci fatto dono del masso per la stele, una pietra carsica sul cui lato di colore ruggine sono affissi in alto, una riproduzione bronzea della fiamma dei bersaglieri e al centro, una targa con incisa la dedica che recita: 

               “Alle Vittime Innocenti di Un Odio Cieco – Per Non Dimenticare”

una memoria che vuole contemplare anche le tante altre forme di vittime dell’odio cieco dell’uomo, immagini di ieri che a Basovizza ci racconta la storia, ma anche immagini di oggi che continuano a scorrere sotto i nostri occhi.

A conclusione, particolare emozione ha suscitato la presentazione fatta dal PR FVG della testimonianza della Signora Franca Balliana Serrentino, Assessore del Libero Comune di Zara, già moglie di Pietro Serrentino, avv.to e Ten. Col. dei bersaglieri che a lungo espletò anche mansioni in ambito ANB.   

Pietro Serrentino nato a Zara nel luglio del 1921, era figlio di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana che viene ricordato per il suo coraggioso ed intraprendente operare a favore degli esuli zaratini e dalmati. 

Un atteggiamento che pagò con la propria vita, dopo due anni di durissima prigionia, il 15 maggio 1947, a Sebenico si consumò l’estremo sacrificio, fucilato dai sicari titini.  

Vincenzo Sorrentino ancora oggi resta un caduto senza tomba ed eroe senza medaglie.   

ALCUNE NOTIZIE SULLA FOIBA DI BASOVIZZA

Cosa sono le Foibe

Le foibe, com’è noto, sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul carso, l’altopiano alle spalle di Trieste e dell’Istria. alla fine della seconda guerra mondiale i partigiani di Tito le utilizzarono per gettarvi (infoibare) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, molte altre ancora vive, con l’unica colpa di essere italiani o contrari al regime titino.

Le vittime, dopo atroci sevizie, venivano condotte nei pressi di una foiba dove gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, col filo di ferro bloccavano polsi e piedi di ogni singola persona e, successivamente, sempre col filo di ferro, li legavano gli uni agli altri per poi sparare al primo malcapitato del gruppo che, ruzzolando rovinosamente nella foiba, trascinava con sé gli altri.  almeno diecimila persone, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani jugoslavi di Tito e in gran parte gettate dentro le “foibe”

La Foiba di Basovizza

La foiba di Basovizza rende memoria alle vittime di tutte le foibe e, pertanto, eretta a monumento nazionale nel 1992 – Basovizza è il simbolo di tutte le atrocità commesse sul finire della seconda guerra mondiale e negli anni successivi.  

Questa storia, per troppo tempo è stata oscurata e dimenticata in Italia, tutte le informazioni e le notizie sono state spesso negate e cancellate dai libri di scuola.

La “foiba di Basovizza” in origine è un pozzo minerario profondo circa 300 metri che nel maggio del 1945 divenne invece luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili.  

Le vittime, prelevate nelle case di Trieste durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città (dal 1° maggio 1945), legate col filo di ferro, venivano portate a Basovizza a bordo di autocarri   della morte e sospinti a gruppi verso l’orlo dell’abisso. una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. 

Sul fondo, chi non trovava una immediata morte dopo un volo di 200 metri, continuava la propria agonia tra gli spasmi delle ferite, le lacerazioni della caduta tra gli spuntoni di roccia e le sevizie subite. per avere un’idea del massacro consumato basta riflettere sul dato dell’ultima misura della profondità della foiba – era diventata di soli 135 metri. 

Il 10 febbraio 2007 – Giornata del Ricordo – è stato solennemente inaugurato il nuovo assetto del sacrario di Basovizza, opera dell’architetto Ennio Cervicon l’attiguo centro di documentazione che conferisce degna rilevanza storica al sito, dichiarato ufficialmente monumento nazionale e fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Trieste.

il “pozzo della miniera” di Basovizza oltre ad essere il luogo del sacrificio di tante vittime innocenti, è anche il simbolo di tutti gli altri drammi accaduti in quest’area sul finire del secondo conflitto mondiale:

-le vittime delle tante altre foibe sparse in tutto il territorio della Venezia Giulia, 

-le migliaia e migliaia di deportati e scomparsi nell’oblio, 

-la tragedia dell’esodo di tutto un popolo (350.000 esuli tra istriani, fiumani e dalmati)   

Chi e quanti furono gli infoibati?

Purtroppo è difficile stabilire quanti furono le vittime delle foibe: oltre 1.000 sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili mentre altre se ne scoprono ancor oggi, a quasi 80 anni di distanza, rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti. Approssimativamente si può parlare di 6.000 – 7.000 persone uccise nelle foibe, alle quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag (campi di concentramento) di Tito. Gli infoibati erano prevalentemente italiani e in generale tutti coloro che non approvavano il regime titino, quindi anche alcuni sloveni e croati contrari a quel regime.