LUTTO ALLA SEZIONE DI PARADISO DELLA BATTAGLIA (UD)

Circondato dagli affetti della propria famiglia, il 23 dicembre si è spenta una tra le figure simbolo del bersaglierismo del Friuli Venezia Giulia, Alberto Battello, classe 1920, combattente nella 2^ Guerra Mondiale con l’11° Reggimento Bersaglieri.

Solo a marzo, in occasione dei suoi 100 anni, lo ricordavamo così.

“Vanno  rapidi e leggeri quando sfila­no in drap­pello, quando il vento sul cappello fa le piume svolaz­zar”, così  la Fanfara dei bersaglie­ri e il  coro Ana di Talmassons   hanno  introdotto la festa per i 100 anni di Alber­to Battello che il comune ed i bersaglieri hanno organizzato presso la sede municipale del paese. 

Combattente nella 2^ Guerra Mondiale con l’11° Reggimento Bersaglieri, deportato e  inter­nato, Alberto è sempre presente nelle ri­correnze – in paese e non so­lo – a testimoniare l’impe­gno civico per la Patria, sia al­la consegna della Costituzio­ne ai neo diciottenni del Co­mune, che alle adunate na­zionali dei bersaglieri, cofon­datore della sezione di Rivigna­no ( Paradiso della Battaglia), fondamen­tale consulente nei lavori di ristrutturazione del monu­mento sulla piazza del capoluogo, “Berto” è un riferimento per la comunità.

Per­ciò, il suo traguardo del seco­lo è stato solennizzato in con­siglio comunale al cospetto di amministratori, rap­presentanze Ana, bersa­glieri, combattenti e reduci, cittadini e  familiari, fra cui i figli Guglielmo e Nives e il fratello Ilio, unico ri­masto dei cinque di una famiglia patriarcale dove in 40 vivevano sotto lo stesso tetto.

Contadino e allevatore, da giovane frequenta la scuola di disegno e poi viene arruolato nell’11° Reggimento Bersaglieri partecipando alla campagna di Jugoslavia, do­ve all’armistizio dell’8 set­tembre 1943 sfugge una pri­ma volta alla morte, ma vie­ne poco dopo catturato dall’esercito tedesco. Inqua­drato come Imi (Internato militare italiano), rifiuta di aderire alla Repubblica so­ciale di Salò («Non volevo uc­cidere i miei connazionali», così motiva la sua scelta), andan­do, consapevolmente, incon­tro a 20 mesi di internamen­to e al lavoro coatto nei lager del Terzo Reich. Viene deportato ad Auschwitz e allo Stalag XX a Thorn in Polonia fino al maggio ’44; successivamen­te a Danzica fino all’aprile ’45. Durante la prigionia è co­stretto a lavorare in cantieri navali, a costruire rifugi per sottomarini e in una fabbrica di vagoni ferroviari, sempre in condizioni difficili e a ri­schio della vita. In famiglia ri­cordano l’angoscia della lon­tananza e i pacchi di viveri in­viati e non sempre recapitati interi. Viene liberato dai Rus­si e poi, raggiunta Amburgo a piedi, sotto protezione de­gli alleati può rientrare a ca­sa, portando in dono sigaret­te e cioccolato americani, mai visti prima d’allora a Tal­massons.

Durante la cerimonia il sin­daco, Fabrizio Pitton, ha sot­tolineato i valori familiari, del sacrificio, del servizio agli altri senza ostentazione quale monito per i giovani, consegnandogli una targa per la vicinanza alla comuni­tà, e il presidente del consi­glio regionale, Piero Mauro Zanin, già primo cittadino di Talmassons, l’alta onorifi­cenza del sigillo regionale; un altro attestato consegnato dal vetera­no dei bersaglieri del FVG Luigi Nardini ed infine, il Pres. Regionale ANB, Gen. Giuseppe Iacca con la consegna di un attestato, ha ringraziato Battello per la sua preziosa e costante opera svolta a favore della comunità diffondendo i più nobili sentimenti del bersaglierismo.  Nel 2013, su proposta dell’amministrazione comu­nale, era stato insignito della medaglia d’onore della presi­denza del consiglio dei mini­stri riservata agli ex deporta­ti. >>