La Fanfara suona per i cent’anni del Bers. Alberto Battello

ex deportato e simbolo di impegno civico

“Vanno  rapidi e leggeri quando sfila­no in drap­pello, quando il vento sul cappello fa le piume svolaz­zar”, così  la Fanfara dei bersaglie­ri e il  coro Ana di Talmassons   hanno  introdotto la festa per i 100 anni di Alber­to Battello che il comune ed i bersaglieri hanno organizzato presso la sede municipale del paese.  

Combattente nella 2^ Guerra Mondiale con l’11° Reggimento Bersaglieri , deportato e  inter­nato, Alberto è  sempre presente nelle ri­correnze – in paese e non so­lo – a testimoniare l’impe­gno civico per la Patria, sia al­la consegna della Costituzio­ne ai neo diciottenni del Co­mune, che alle adunate na­zionali dei bersaglieri, cofon­datore della sezione di Rivigna­no

(ora rinominata in Paradiso della Battaglia), fondamen­tale consulente nei lavori di ristrutturazione del monu­mento sulla piazza del capoluogo, “Berto” è un riferimento per la comunità. Per­ciò, il suo traguardo del seco­lo è stato solennizzato in con­siglio comunale, presenti ol­tre ad amministratori, rap­presentanze Ana, dei bersa­glieri, combattenti e reduci, molti cittadini e i familiari, fra cui i figli Guglielmo, con cui vive, e Nives di Flambro, oltre al fratello Ilio, l’unico ri­masto di cinque che erano, in una famiglia patriarcale dove in 40 vivevano sotto lo stesso tetto.

Contadino e allevatore, da giovane frequenta la scuola di disegno e poi va sotto l’e­sercito, partecipando alla campagna di Jugoslavia, do­ve all’armistizio dell’8 set­tembre 1943 sfugge una pri­ma volta alla morte, ma vie­ne poco dopo catturato dall’esercito tedesco. Inqua­drato come Imi, Internato militare italiano, rifiuta di aderire alla Repubblica so­ciale di Salò («Non volevo uc­cidere i miei connazionali», così motiva la scelta), andan­do consapevolmente incon­tro a 20 mesi di internamen­to e al lavoro coatto nei lager del Terzo Reich. È deportato ad Auschwitz e allo Stalag XX A Thorn in Polonia fino al maggio ’44; successivamen­te a Danzica fino all’aprile ’45. Durante la prigionia è co­stretto a lavorare in cantieri navali, a costruire rifugi per sottomarini e in una fabbrica di vagoni ferroviari, sempre in condizioni difficili e a ri­schio della vita. In famiglia ri­cordano l’angoscia della lon­tananza e i pacchi di viveri in­viati, non sempre recapitati interi. Viene liberato dai Rus­si e poi, raggiunta Amburgo a piedi, sotto protezione de­gli alleati può rientrare a ca­sa, portando in dono sigaret­te e cioccolato americani, mai visti prima d’allora a Tal­massons.

Durante la cerimonia il sin­daco, Fabrizio Pitton, ha sot­tolineato i valori familiari, del sacrificio, del servizio agli altri senza ostentazione quale monito per i giovani, consegnandogli una targa per la vicinanza alla comuni­tà, e il presidente del consi­glio regionale, Piero Mauro Zanin, già primo cittadino di Talmassons, l’alta onorifi­cenza del sigillo regionale; un altro attestato consegnato dal vetera­no dei bersaglieri del FVG Luigi Nardini ed infine, il Pres. Regionale ANB, Gen. Giuseppe Iacca con la consegna di un attestato, ha ringraziato Battello per la sua preziosa e costante opera svolta a favore della comunità diffondendo i più nobili sentimenti del bersaglierismo.  Nel 2013, su proposta dell’amministrazione comu­nale, era stato insignito della medaglia d’onore della presi­denza del consiglio dei mini­stri riservata agli ex deporta­ti.