UNA NUOVA NAJA? PARLIAMONE…

E’ auspicabile che l’attuale Governo mantenga le volontà sul ripristino di un servizio militare obbligatorio per giovani ambosessi, che sia in affiancamento e non in sostituzione di quello professionale già esistente. In Francia e Germania ciò è già in fase di progetto. E l’Italia ne avrebbe necessità più di altri Paesi. D’altra parte anche da noi si lamenta la grave carenza educativa e di valori che potrebbe essere arginata con un servizio utile alla collettività, a condizione che esso venga reso efficace da una componente di disciplina e di regole come un tempo fu la coscrizione di leva.

Perché un servizio di leva obbligatorio? Essenzialmente per due motivi. Se non fosse obbligatorio, rifiuterebbero di farlo proprio coloro che, avversi ad ogni norma, ordine o comportamento civico, ne avrebbero necessità più di altri. Secondo motivo: se non fosse obbligatorio, Scuole, Università e datori di lavoro ne penalizzerebbero o scoraggerebbero  la scelta volontaria.

L’Associazione Nazionale Bersaglieri, con l’Associazione Nazionale Alpini e l’Associazione Nazionale del Fante, il che significa circa 450 mila iscritti in Italia, credono fermamente, e promuoveranno con ogni mezzo, il ripristino di un servizio militare di leva obbligatorio in appoggio al professionale.

Secondo l’Associazione Nazionale Bersaglieri tale progetto, della durata di almeno 10 mesi, potrebbe articolarsi nel seguente modo:

Primi due mesi (indifferenziati): addestramento formale, educazione fisica e istruzione su “Diritto internazionale”, “Storia Patria”, “Costituzione”, “Educazione Civica” e “Storia delle Forze Armate”.

Rimanenti 8 mesi:

Scelta A: Istruzione e addestramento finalizzati a interventi di Protezione Civile, Primo soccorso, Soccorso alpino, Soccorso cinofilo.

Scelta B: Servizio in armi, con Campi estivi e invernali, tiro, orientamento, antiterrorismo, difesa personale e addestramento finalizzato alla sicurezza nazionale interna (guardia ad obiettivi sensibili, operazione “Strade sicure”, operazioni antimafia, anti sciacallaggio in caso di terremoti e alluvioni ecc.). Nell’ambito del servizio, i giovani verrebbero preparati alle più varie specializzazioni, tenendo conto del loro percorso di studi o di lavoro. Tanto per intenderci, l’informatico non andrebbe a fare il cuoco.

Costi. Non si tratterebbe di un costo, ma di un investimento con un ritorno in beneficio sociale enormemente superiore alla spesa. La trasmissione di valori forti e fondanti, quali il rispetto per le Istituzioni, l’amor di Patria, il civismo e la solidarietà nazionale, porterebbe ad una formazione giovanile con maggior responsabilità individuale e rispetto della cosa pubblica, senso civico, legalità…  Valori che né la famiglia, né la scuola, né la parrocchia attualmente sono in grado (salvo rarissime eccezioni) di trasmettere alle nuove generazioni. Ma abbiamo necessità di buoni cittadini, capaci di pensare con la loro testa.

Risorse: le vecchie caserme in disuso potrebbero essere riattate. Vita spartana, si intende, con camerate e brande a castello, senza troppi fronzoli.

Per quanto riguarda il personale in grado di addestrare i giovani, disponiamo di migliaia di sottufficiali e ufficiali in riserva o in ausiliaria, i congedati dalle varie Armi e Corpi (Associazioni d’Arma), oltre che personale in servizio vicino al congedo, i quali potrebbero essere impiegati con adeguati contratti a progetto.

Vantaggi: i giovani, se il servizio è assolto in modo meritevole, possono ottenere crediti formativi per lo studio o fare curriculum nell’ambiente di lavoro. Gli immigrati regolari potrebbero beneficiare di punteggi per avvantaggiare il loro percorso verso la cittadinanza.

Vita spartana, si diceva. Ovviamente per giovani ambosessi in piena salute. Infatti i dieci mesi imporrebbero un addestramento molto intenso, con impegno e sacrificio, ma anche con il fascino dell’avventura, di nuove  esperienze e del lavoro di squadra. Senza dare spazio a quel deleterio ozio che in passato creò fatti di nonnismo. I giovani del Sud andrebbero a prestare servizio al Nord e viceversa, salvo alcuni Corpi che tradizionalmente vedono la leva legata al territorio (es. alpini, lagunari ecc.). L’uso del cellulare, allo stesso modo delle Scuole Militari, verrebbe consentito per lo stretto necessario e comunque al di fuori dell’addestramento. Premi, punizioni, permessi e licenze andrebbero riconosciuti secondo meriti o demeriti, come nel passato servizio di leva.

I nemici di questa iniziativa: le mamme-chioccia, taluni partiti che sperano di ottenere voti coccolando e viziando i giovani, e quegli individui avversi ad ogni regola, comportamento e civismo che, loro per primi, necessiterebbero di un rigoroso servizio militare.

Il Real Collegio “Carlo Alberto” di Torino, formò i migliori uomini del nostro Risorgimento. Sapete qual era il motto del collegio?

“Regole ferree, vita dura, futuro grande”. Vogliamo provare?

 

Daniele Carozzi

(Vice Presidente Nazionale Ass. Naz. Bersaglieri)