Da una fanfara all’altra Miele non si ferma

Dopo 36 anni ha lasciato il servizio attivo. Ora deve rilanciare la fanfara dell’Associazione bersaglieri di Pordenone.

Nei numerosi eventi che hanno caratterizzato la provincia di Pordenone negli ultimi trent’anni – e molti anche in Italia e all’estero – in cui si udivano le note festanti della fanfara dei bersaglieri appariva sempre lui, con la sua inconfondibile sagoma, a dirigere quella che ormai è diventata una istituzione, la fanfara dell’11º reggimento di Orcenico. Dopo 36 anni, Antonio Miele, primo maresciallo luogotenente, ha lasciato il servizio attivo alla brigata Ariete per la pensione. Ma a riposarsi non ci pensa neanche un po’, visto che ora è stato chiamato dall’Associazione nazionale bersaglieri a dirigere e riportare agli antichi fasti la Fanfara dei bersaglieri di Pordenone, che in origine, nel 1966, contava quasi cinquanta elementi contro i 15 attuali. Compito arduo? «Nemmeno un po’», sorride il maresciallo, che nella sua lunga carriera ha formato tanti musicisti, ha composto musiche, ha scritto un libro, ha vissuto di corsa le avventure in giro per il mondo con le piume al vento.

E’ stata la musica, la sua passione più grande, a portarlo a vestire la divisa quando, dopo il diploma al liceo classico, decise di arruolarsi nelle forze armate. «Mio padre suonava il bassotuba nella banda del paese – comincia a raccontare – e a 10 anni vi potei accedere anch’io per suonare la tromba. Nella banda di Rocca d’Evandro a Caserta ho imparato quello che potevo finché mi sono arruolato nella scuola sottufficiali di Viterbo. Lì ho fatto gli esami per entrare come musicante nella banda dell’esercito: come destinazione mi dettero subito la caserma Zappalà di Aviano». Era il 24 aprile 1981. Da quella volta, non ha mai cessato di suonare con i colori rossoblù della brigata Ariete. E 36 anni di vita militare sono stati scanditi dalle note che hanno accompagnato tutti quegli episodi straordinari che sono successi in giro per il mondo. «Nel 1992 eravamo a El Alamein per il 50º della battaglia e stavo parlando con un reduce. A un certo punto guarda oltre le mie spalle, smette di parlami e spalanca la bocca stupito. Poi chiama un nome e corre ad abbracciare la persona che stava passando: era un commilitone che non vedeva da quella volta. Non smettevano di abbracciarsi, di parlare. Avevano 70 anni, sembravano tornati i due ragazzi di allora».

Ogni trasferta ha avuto i suoi aneddoti. «La nostra fanfara è stata la prima a esibirsi a Mosca nel 1992 con il coro dell’Armata Rossa, per un concerto in favore dei familiari dei militari andati a combattere in Afghanistan. Siamo entrati di corsa in teatro è ed stato subito un successo. Al rientro eravamo già saliti sull’aereo, pronti a tornare in patria, quando una jeep è entrata in pista ed è sceso un alto graduato fermando tutto. Non capivamo cosa fosse successo: erano venuti a prenderci per fare una dimostrazione alla banda della loro accademia, dove c’erano ragazzi dell’età dei nostri della fanfara. Non credevano che riuscissimo a suonare i fiati di corsa». Per non parlare di quella volta di un concerto in Ucraina. Grande soddisfazione anche quando, nel 2010 in Libano con la brigata Ariete, regala al presidente della repubblica Giorgio Napolitano il cappello da bersagliere. «Mi ha ringraziato e mi ha detto: non vorrà mica che a quasi 90 anni mi metta a correre?». Ma le soddisfazioni più grandi per il maresciallo Miele vengono dalle piccole cose.

“Abbiamo fatto tanti concerti negli ospizi e negli istituti per i ragazzi diversamente abili. Siamo riusciti a fare cantare e persino ballare tanti anziani, fare loro passare un’oretta in allegria e fatto sorridere tanti bambini che da sorridere hanno ben poco”.

Lieta Zanatta – Messaggero Veneto